Contrariamente a ciò che l'Elite religiosa
insegna, chi viene colpito da grande dolore ed è senza speranza, e sa di non
poter guarire non rifugge alla orte. Anzi, ad un certo punto, gli esseri umani implorano
invariabilmente di essere aiutati a morire in pace. Un morente percepisce la
propria famiglia ed i medici, vicini al proprio capezzale, desiderosi che egli
non muoia, che stia con loro, che non vada via, poichè ne sentiranno troppo la
mancanza, o perché non possono immaginare la vita senza quella persona cara. I
parenti sperano in un recupero
miracoloso, o i dottori non riescono ad ammettere semplicemente la sconfitta
delle proprie cure. In questi casi, la decisione di terminare una vita o di stabilire
il momento esatto in cui si dovrebbe staccare la spina, dovrebbe restare nelle
mani dell'individuo, non della famiglia o dei medici e certamente non
nelle mani dell'Elite religiosa che pensa in modo arrogante di poter
controllare il sesso, la nascita e la morte della gente, senza permetter loro
di manifestare un pensiero indipendente. Di chi è la vita, dopo tutto? Noi Zeta
in Servizio-Altruistico, non crediamo sia giusto essere dittatoriali l’uno con
l’altro, ma crediamo nel diritto di informare l’individuo e di lasciarlo
decidere liberamente. Senza riguardo alle conseguenze, lottiamo incessantemente
per aiutare un individuo che desidera sopravvivere. Allo stesso modo, se un
individuo ha determinato di concludere
la propria esistenza, non contrastiamo i suoi sforzi.
Nei periodi passati, o nei paesi primitivi dove non esistono i miracoli della
medicina moderna che permettono ad un corpo di mantenersi in vita a lungo e di
soffrire di orribili dolori, anche oltre il punto in cui la natura ritiene sia
il caso di terminare la vita, la morte era vissuta diversamente. Il dolore
estremo ed insopportabile non esiste tranne subito dopo un forte trauma fisico
e quando diventa troppo forte causa subito una perdita di coscienza. Le donne
soffrono il dolore del parto, che è un livello di dolore sostenibile senza
morire per questo, e del resto questo non è considerato un grave problema dalla
società. Il dolore estremo provocato da una ferita provoca la morte, solo se
essa non viene curata. Questa è la risposta della natura alla situazione. Una
ferita leggera come una frattura provoca dolore quando la parte colpita viene
mossa o toccata, e ciò rappresenta il modo in cui la natura forza il riposo
della parte ferita fino alla guarigione. Le lesioni interne o quelle che provocano
infezioni procedono similarmente, in natura, fino a causare perdita di
coscienza per emorragie interne e infezioni che vanno in setticemia, ed in
entrambi i casi portano alla morte. La depressione, in coloro che devono vivere
menomati o che non sanno accettare la loro situazione, provoca in modo naturale
la morte dato che la persona depressa smette semplicemente di mangiare e bere,
e si avvia ad una conclusione indolore e serena se viene lasciata continuare.